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Storia del Parco

Ottomila ettari di foreste incontaminate, sentieri, sorgenti e corsi d'acqua, quattro Comuni coinvolti e un futuro costruito sulla base dello sviluppo sostenibile. Sono queste le caratteristiche del Parco Naturale Regionale di Tepilora che si estende nella parte più settentrionale delle regioni storiche del Nuorese e della Baronia nei territori dei comuni di Bitti, Lodè, Torpè e Posada.
Dai mille metri dell'altopiano granitico Bittese sino alla foce del Rio Posada, in mezzo si staglia il monte Tepilora (m.528 s.l.m.), una punta rocciosa dal profilo triangolare che guarda verso il lago di Torpè, con l'area fittamente boscosa di Crastazza fino a Littos, una delle foreste storiche della Sardegna, acquisita del demanio fin dal 1914.
Un tempo destinata al pascolo e al taglio della legna, negli anni '80 l'area è stata oggetto di rimboschimento per il 16% del totale ed è stata attrezzata per l'escursionismo e la protezione dagli incendi, divenendo riserva naturale. La componente pastorale caratterizza gran parte del paesaggio dell'area del Parco.
La zona in questione è poco antropizzata, la densità della popolazione è infatti molto bassa e concentrata nelle aree urbanizzate dei quattro comuni. L'ambiente naturale conserva molto della originaria copertura vegetale, persistono habitat diversi tra loro che hanno favorito la conservazione di specie endemiche sia vegetali che animali: oggi perlopiù zone boscate, prevalentemente leccete, quercete, sugherete, mentre lungo le scarpate settentrionali si passa a un'altra zona naturalisticamente pregiata corrispondente alle vaste zone umide a canneto e al delta del Rio Posada, la zona umida che favorisce la presenza di una ricca avifauna e la conservazione di una specie animale endemica come il pollo sultano.
Il Parco che conosciamo oggi è diverso rispetto a come era stato pensato in passato. Già a partire dagli anni Ottanta e Novanta in Sardegna si discuteva sull'istituzione di aree naturali protette regionali, in particolare con due progetti:  l'istituzione di un parco fluviale che coinvolgesse i comuni dell'Alta Baronia con un'idea di allargamento anche ai paesi della Bassa Baronia, e l'istituzione di un parco montano che avesse come promotore il Comune di Bitti; queste due proposte non trovarono attuazione ma non vennero dimenticate, rappresentano infatti il nucleo dell'attuale Parco.
Il disegno di legge per l'istituzione del Parco è stato approvato dalla Giunta Regionale nel dicembre 2005, mentre è del febbraio 2008 la firma di un'intesa tra la Regione Sardegna, l'Ente Foreste, la Provincia di Nuoro e i quattro Comuni su cui si estende il parco.  Il Rio Posada rappresenta l'elemento di connessione tra la zona montana interna e la zona costiera e la sua foce, oggi riconosciuta tra le aree Ramsar, (Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale.)
Il Parco Naturale Regionale di Tepilora, insieme al Rio Posada e al Montalbo, fa parte della "Riserva della Biosfera", un riconoscimento internazionale da parte dell'UNESCO per la salvaguardia e per la conservazione dell'ambiente all'interno del territorio circoscritto, nel "Programma sull'Uomo e la Biosfera – MAB" (Man and Biosphere). L'obiettivo è quello di consolidare il rapporto tra la montagna e il mare, simboli caratteristici della zona e trovare un equilibrio tra le biodiversità, creando consapevolezza nella popolazione, ma anche valorizzando la crescita sostenibile dell'intera zona, promuovendo ugualmente l'agricoltura e l'artigianato, la cultura ed il paesaggio.
Storia del Parco
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(foto di: Parco di Tepilora)
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