Tipologia: Fonte
Periodo/Età: Non determinabile
Stato di Conservazione: Parzialmente elevato
Accessibilità: Scarsa
Fruibilità: No
Condizione Giuridica/Proprietà: Comunale
Altitudine: 240 m. s.l.m.
Bibliografia: P. Melis (a cura di), “Lodè. Testimonianze archeologiche”, Ed. Nuova Stampa Color, Muros (SS) 2009, p.111 s. (ivi bibliografia precedente).
In località Sos Banzos, a non molta distanza dal complesso nuragico di Thorra, è presente una singolare fonte, oramai semi-abbandonata e nascosta dalla vegetazione e dalla terra accumulatasi nel tempo. La struttura, oltre che per lo stato di rovina, è di difficile lettura anche per i diversi rimaneggiamenti ai quali è stata sottoposta nel corso dei secoli. Attualmente la fonte si presenta con una celletta quadrangolare irregolare (di m 0,48 x 0,49 x 0,72 h.), realizzata a filari di pietre granitiche di medie e piccole dimensioni (4 residui) e coperta da un’unica lastra granitica di piattabanda (di m 0,60 x 0,33).
L’ingresso (m 0,39 in basso, 0,41 in alto, altezza m 0,45) si apre su una fronte a filari che si sviluppa solamente nel lato sinistro, per un’ampiezza di m 1,30; la vegetazione e la terra impediscono di valutare se la fronte continuasse anche a destra e se fosse preceduta da un breve atrio. La sistemazione attuale è sicuramente il frutto della ristrutturazione e del ridimensionamento di una fonte con camera più ampia e più alta; infatti, al di sopra del prospetto della fonte attuale (alto m 0,72 su 5 filari, compresa la lastra di copertura/ architrave) si scorgono, in posizione arretrata, le tracce di una camera circolare di m 0,75 di diametro, completamente svettata, che residua per due filari di pietre (altezza m 0,32) in leggero aggetto, segno che forse in origine dovesse essere coperta a tholos. Alle spalle di questa camera, si erge un muro ad andamento semicircolare, alto m 1,30 su 8 filari di pietre, che tuttavia ci pare essere recente. Sembra evidente come una più antica fonte con camera a copertura ogivale, probabilmente nuragica, sia stata ristruttura a seguito della sua rovina, forse in epoca romana o medievale, e ridotta sino a racchiudere la vena sorgiva nella piccola e rozza celletta che ancora oggi possiamo vedere. I materiali ceramici che si rinvengono nei dintorni sono abbastanza atipici, sia preistorici che figulini (quindi di epoca storica); a breve distanza, sull’altra sponda del fiumiciattolo che scorre nei pressi (Riu sas Scalas), abbiamo raccolto uno strumento microlitico di ossidiana, indizio di un insediamento preistorico o forse anche nuragico. Il toponimo di “Banzos”, in Sardegna, riecheggia generalmente la presenza di antiche strutture termali romane, quasi sempre connesse con ville rustiche; non bisogna comunque commettere l’errore di assumerla come regola generale, anche perché nell’area della fonte di Banzos non si osserva assolutamente alcuna traccia che possa far pensare ad un insediamento di epoca romana di una qualche consistenza.