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Solle

Tipologia: Insediamento
Periodo/Età: Nuragico/Romano
Stato di Conservazione: Parzialmente elevato
Accessibilità: Scarsa
Fruibilità: No
Condizione Giuridica/Proprietà: Privato
Altitudine: 830 m. s.l.m.
Bibliografia: A. TARAMELLI, Carte archeologiche della Sardegna , Sardegna Archeologica – Reprints–, Delfino Editore, Sassari 1993, vol. 1, F. 194, I S.E., p. 73, n.11; G. CANU, Saggio di Catalogo archeologico sul F. 194 della Carta d’Italia , Quadr. I, S.E. , Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Cagliari, Anno Accademico 1970-1971, dattiloscritto, scheda 11, pp. 59-73.

Nel 1931 il Taramelli, nelle “Carte Archeologiche della Sardegna” (cfr. bibl.), con riferimento alla zona di Solle scriveva: «Ruderi di età romana a Solle. Dal terreno spuntano in varii campi  tratti di muratura in pietre, mattoni e calce, di costruzione romana: non mai esplorati ma appartengono a numerosi edifici che ricoprono un’area abbastanza vasta e continua. Questi ruderi non molto distanti dalle sorgenti del Tirso, si possono riferire alla stazione di Caput Tyrsi... Specialmente nei terreni di Anton Michele Delogu Demurtas…».
Questa breve nota del Taramelli crea non pochi problemi di interpretazione perché, in effetti, né lo studio effettuato del Canu agli inizi degli anni ’70 (vedi oltre), né la ricognizione autoptica svolta per la stesura di questa scheda, hanno evidenziato nell’abitato di Solle la presenza di strutture murarie “di costruzione romana” in laterizi e malte cementizie; per altro verso, tuttavia, al medesimo proprietario Anton Michele Delogu Demurtas, appartenevano secondo il Taramelli anche i terreni su cui insistono la tomba di giganti e il nuraghe di Solle che, effettivamente, sorgono nelle immediate vicinanze dell’area insediativa in esame. In definitiva o la segnalazione del Taramelli va riferita ad un ulteriore sito archeologico da ubicare comunque nella zona di Solle, oppure le notizie raccolte dall’autore contenevano notevoli imprecisioni riguardo alla tipologia delle emergenze monumentali riscontrate.  Agli inizi degli anni ’70, il Canu (cfr. bibl.) dedica al villaggio di Solle un’ampia e dettagliata scheda di cui, in questa sede, si ripropongono in maniera sintetica alcune linee essenziali: «Al centro dell’altopiano di Buddusò, nella piccola piana di Solle, sono visibili i resti di un insediamento che, per le sue caratteristiche dobbiamo ascrivere al periodo nuragico-romano. Sparse su un terreno di due ettari circa, rimangono le macerie di un gran numero di costruzioni di cui 22 sono descrivibili con una certa sicurezza. Le forme e le dimensioni sono molto variabili. Quattordici presentano aspetto circolare, sei forma rettangolare, e due sono ovali. Le capanne si conservano, prevalentemente, soltanto nel filare basale…Il materiale d’uso è costituito da grossi blocchi granitici appena sbozzati nelle capanne di forma circolare. Quelle di forma rettangolare presentano in genere pietre di medie dimensioni discretamente squadrate…Il recinto n. 12 è la costruzione più grande del villaggio. Ha forma circolare quasi regolare con diametro esterno di m 26 circa. All’interno sono visibili i resti di un vano di forma rettangolare (12A). La costruzione per la sua grandezza sembrerebbe destinata alle riunioni comuni o forse a luogo di culto…L’ingresso forse si apriva a Nord–est…La costruzione 12A…ha pianta rettangolare regolare con lato maggiore di m 5,20 e minore di m 2,85. L’ingresso si apriva lungo il lato rivolto a Nord–est. Le strutture murarie residue sono costituite di un filare di medioliti di granito ben squadrati. Lo spessore dei muri è di m 0,80…».
L’area archeologica descritta dal Canu è ubicata a quota 820/825 m circa s.l.m., in corrispondenza di una vasta zona pressoché pianeggiante, lambita da modesti tributari, probabilmente a regime stagionale, del fiume Tirso (il cui corso dista non più di  500 m circa in direzione N/NO); il tessuto insediativo antico, o meglio, ciò che sopravvive ai consueti, distruttivi interventi di miglioramento agrario, si estende per un vasto areale (6/7 ettari circa) attorno ad un grande edificio rurale, segnalato in cartografia I.G.M, che peraltro, con alcune strutture accessorie (una porcilaia e alcuni muri di delimitazione parcellare), s’imposta direttamente su alcune emergenze monumentali. Ad una distanza rispettivamente di m 400 circa in direzione Nord e di m 250 circa in direzione N/NE, sono ubicati la tomba di giganti 0909 e il piccolo nuraghe monotorre 0910.
Un lungo muro a secco di delimitazione parcellare, che si distende grossomodo con andamento Ovest>Est a partire dal complesso edilizio rurale, spezza attualmente l’originaria unità topografica dell’abitato, individuando peraltro una netta differenziazione di destinazione d’uso dei terreni su cui insistono le strutture antiche, tra una zona a pascolo arativo (Zona “A”, a nord del muro e ad Ovest, Est e E/SE della casa colonica), bonificata e con situazioni assai poco conservative, caratterizzate dalla presenza residua di alcuni poveri lembi di muri perimetrali, e un’ampia zona boschiva a roverelle (Zona “B”, a sud del muro e a S/SE della casa colonica), in cui la fitta copertura vegetale ha impedito quasi ovunque l’intervento dei mezzi meccanici, garantendo generalmente la sopravvivenza delle emergenze monumentali.
L’area boschiva è in effetti interessata per un vasto areale dall’affioramento di esigui brani murari perimetrali (per lo più per un unico filare a vista), realizzati in conci poliedrici o, più raramente, quasi parallelepipedi di granito, pertinenti a strutture a pianta circolare, rettangolare e/o quadrangolare, spesso evidenziate in minima parte da innumerevoli scassi clandestini e per il resto obliterate da notevoli masse di crollo, dai cumuli di materiali di risulta prodotti dagli scavi abusivi e da una fitta vegetazione spontanea. In alcuni casi, evidenti ondulazioni del terreno lasciano intuire la presenza di capanne interrate, parzialmente in stato di crollo, sigillate dal deposito di superficie; la notevole profondità (m 1/1,20 circa) raggiunta da alcuni interventi di scavo clandestino senza evidenziare peraltro il filare di base dei paramenti murari, permette di ipotizzare una situazione piuttosto conservativa delle strutture interrate.
Le condizioni di scarsa visibilità superficiale, in questo caotico susseguirsi, a volte senza soluzione di continuità, di masse di crollo, di cumuli di risulta e di foltissima vegetazione spontanea, non consentono di apprezzare il disegno planimetrico delle singole strutture, né di cogliere l’eventuale articolazione delle strutture medesime in più complessi aggregati architettonici, né, infine, di definire aree di distribuzione distinte tra moduli abitativi a pianta circolare e a pianta rettangolare e/o quadrangolare, al fine di proporre un tentativo di stratigrafia orizzontale del sito fra la fase nuragica e la probabile sovrapposizione di epoca successiva (al momento non documentata, peraltro, dallo scarso materiale ceramico di superficie). Al margine Ovest dell’area boschiva, un’ampia radura, determinata da un intervento di miglioramento agrario, si insinua profondamente all’interno del perimetro del tessuto insediativo antico con conseguenze devastanti per la conservazione delle emergenze monumentali; in questo areale, in effetti, l’unica struttura superstite è costituita da un lungo muro a secco in conci poliedrici di granito con andamento retto-curvilineo (lungh. conservata m 33; alt. max. a vista m 0,25 per un filare parzialmente affiorante; spess. non determinabile), porzione residua, forse, di un grande recinto a pianta ellittica di cui si conservano parte dei settori O e SO del perimetro murario.
Va segnalato, inoltre, come l’intera zona “B” sia stata interessata recentissimamente da un’intensa attività di parziale disboscamento, operazione che potrebbe preludere, in assenza di controlli, ad interventi di bonifica dei terreni attuati con mezzi meccanici.
Attualmente, nel complesso, la condizione delle emergenze monumentali appare assai meno conservativa (almeno per quanto concerne le strutture in elevato) rispetto alla situazione riscontrata dal Canu; in particolare non si è osservata traccia evidente della struttura rettangolare “12A”, compresa all’interno del grande “recinto 12” in un’associazione topografica di notevole interesse: forse un edificio di culto del tipo a “megaron” ubicato al centro di un’area sacra delimitata da un temenos.
Di seguito si fornisce una sintetica descrizione delle situazioni più conservative e di più chiara lettura planimetrica riscontrate nella ricognizione autoptica del sito:
– struttura 1 (zona “B”): ubicata all’estremità E dell’abitato. Presenta pianta sub-rettangolare (lungh. m 6,60; largh. m 5) con asse maggiore orientato E>O; l’ingresso (largh. m 1,05) è localizzato in corrispondenza del lato nord. Il perimetro murario (spess. m 0,80; alt. max. a vista m 0,75 per un unico concio posto di coltello), realizzato a secco, mostra l’impiego di conci di granito appena sbozzati, di dimensioni medie e grandi, talvolta posti in opera di coltello.
– struttura 2 (zona “B”): ubicata all’estremità ovest dell’abitato, presso la radura. Presenta pianta circolare (diametro approssimativo al paramento interno m 7 circa) ed è interessata da un lungo scasso irregolare (profondità max. m 1,20) che ne ha tagliato trasversalmente l’area interna da SO a NE, evidenziando brevi tratti del paramento interno del muro perimetrale in conci poliedrici di granito. Nei materiali di risulta dello scavo abusivo si recuperano numerosi frammenti di un grande contenitore di ceramica d’impasto, recanti in situ alcune grappe di riparazione in piombo.
– struttura 3 (zona “A”): ubicata all’interno del recinto della porcilaia. Conservparte, presentava in origine una pianta probabilmente rettangolare-absidata (lungh. residua m 4,40; largh. leggibile m 3,40; alt. max. a vista m 0,15 per un filare parzialmente affiorante) con asse maggiore SE>NO. L’area interna conserva lembi di battuto pavimentale in argilla concotta e restituisce frammenti di ceramica d’impasto pertinenti a grandi contenitori.
– struttura 4 (zona “A”): ubicata a N/NE della precedente, oltre il recinto della porcilaia. Presenta pianta circolare (diam. ai paramenti interni m 4,50) e conserva i settori O, N ed E del perimetro murario (alt. max. a vista m 0,35 per 1 filare; spess. m 0,90) realizzato in conci di granito sbozzati di medie dimensioni.
– Struttura 5 (zona “A”): tangente alla precedente. Presenta pianta circolare (diam. m 4,70) e conserva a vista l’intero muro perimetrale (alt. max. m 0,40 per 1 filare parzialmente affiorante; spess. m 0,70) ad eccezione del settore S. Tecnica edilizia analoga alla precedente.
– Struttura 6 (zona “A”): è ubicata a O/SO delle nn. 4 e 5. Presenta pianta rettangolare con asse maggiore SO>NE (lungh. ai paramenti interni m 6,80; largh. m 5,30; alt. max. a vista m 0,40 per 1 filare parzialmente affiorante; spess. non determinabile). L’ingresso non è individuabile. Tecnica edilizia analoga alle precedenti.

Comune: Bitti (NU) | Regione: Sardegna | Localizza sulla mappa
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(foto di: archivio Parco Naturale Regionale di Tepilora)
 
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